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le immagini delle cariche sono tratte dal libro degli Statuti di Trieste del 1350 nelle pagine dedicate alle rubriche inerenti alle cariche stesse

va' precisato che a Trieste l'anno amministrativo iniziava il 1° gennaio contrariamente a Venezia e l'Istria, dove cominciava il 1° marzo

 

prologo : durante il potere vescovile, lo stesso vescovo governava la citta' (anche dopo verra' sempre menzionato come <principe>), o in sua vece il <gastaldione>, delle altre cariche poco niente sappiamo, la scarsita' delle documentazioni non ci rivela le varie figure, tranne quella di nobili personaggi a cui lui concedeva la gestione dei suoi castelli, con l'emancipazione a libero comune e sino al 1382, anno della dedizione di Trieste al duca d'Austria, la citta' si autoregge con le cariche in uso in tutti i liberi comuni, con la dedizione cambia in realta' poco, invece di trovarsi un Podesta' disponibile, lo stesso duca destina un Capitano di sua scelta (previsto dall'atto di dedizione) spesso un tedesco, per il resto tutto quasi rimane immutato, infatti la citta' continua a seguire le sue leggi statutarie in piu' deve corrispondere omaggi annuali (orne di vino ribolla) al duca, ma in pratica la citta' e' libera di fare e disfare a suo piacimento, la dedizione non comporta oneri e doveri verso lo stesso duca. L'oligarchia cittadina, gestrice del potere, come tutte le citta' medievali, ha nel suo interno vari partiti che si combattono aspramente tra di loro, il culmine di queste lotte intestine si ebbe tra il 1469 e il '70, quando il Capitano Luogar onde rompere l'egemonia del potere delle solite famiglie, decide di integrare nel Maggior Consiglio, ormai ridotto all'osso a causa della dipartita dei consiglieri piu' anziani, anche cittadini plebei, si accende così una vera rivoluzione messa in atto da coloro che oggi chiameremmo <conservatori>, la citta' subisce una serie di saccheggi e omicidi, vengono trafugati i libri del comune, messa a soqquadro la vicedomineria, le situazione degenera, il sangue scorre per le strade, coloro che appoggiavano l'innovazione vengono cacciati assieme allo stesso Capitano. Giunta voce dei misfatti, lo stesso imperatore Federico III° con l'esercito marcia sulla citta' *, lo scontro sara' cruento, tanto da essere un vero massacro, le voci parlano di solo 200 sopravissuti (forse esagerato), nell'aprile del 1470 l'imperatore e' in citta', vengono puniti i colpevoli degli atti criminali, viene ristabilito l'ordine pregresso, e impone alla citta' il suo vicedomo (imperiale) 

nonstante la dedizione alla casa Austria, la citta' e' comunque soggetta al Sacro Romano Impero e per logica al suo imperatore

NB : durante le occupazioni militari veneziane di Trieste, le cariche sono esclusiva del Doge, che destina a capo della citta' naturalmente dei veneziani di sua fiducia, il tempo della carica e' a sua discrezione, restano in uso gli Statuti cittadini, ma vengono cancellate tutte quelle leggi che danno fastidio al Senato di Venezia. Durante le lunghe occupazioni, Venezia destina un Podesta' per Trieste, e solitamente un Provveditore, nel 1376 troviamo anche i castellani dei vari forti eretti dai veneti in citta', uno in Amarina e altro al bastione a s. Giusto, nel 1508 il Cappello viene citato solo come Provveditore, ma il Senato gli concede carta bianca su Trieste.

 


 

CAMERARIO

registravano entrate ed uscite del denaro della cassa comunale, ne rispondeva al Procuratore Generale, durava 4 mesi ed era l'unica carica al quale non ci si poteva defilare.

 

1318 - Satuti di Trieste - p. 14 - rubr. xvij

1325 e 1349 - addizione - Statuti di Trieste 1318 - p. 177v - elezione dei Camerari 

1350 - Statuti di Trieste 1350 - p. 25v - rubr. x - xj - elezione 

 

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CANCELLIERI

segretari del Maggior Consiglio, trascrivevano gli atti giudiziari

 

1318 - Statuti di Trieste - p. 14 - rubr. xxxvj

1349 - addizione - Statuti di Trieste 1318 - p.177v - n° 118 - elezione dei Cancellieri

1350 - Statuti di Trieste - capitolo 8 - elezione dei Cancellieri

 

CANEPARI

anche detti canevari, erano gli amministratori dei beni di una chiesa

1330 - addizione Statuti di Trieste 1318 - p. 20v - rubr. xxvij - elezione canepari fabbrica s. Maria majori ecclesie tergesti

1342 - addizione - p. 172v - n° 79 - canepari s. Justo

1342 - addizione - p. 172 - n° 74

1342 - addizione - p. 176 - n° 113

1350 - rubr. xlj - p. 66v - elezione canepari s. Justo

 

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CAPITANO

massima carica cittadina dopo il 1382, non è mai (quasi) un triestino, viene deciso dall’imperatore e sovrintende all'operato dei giudici rettori, del Consiglio e sull'applicazione delle leggi statutarie della città, è spesso in conflitto con i patrizi cittadini sull'uso improprio delle leggi, spesso da loro interpretate a seconda dei loro interessi privati, presiede anche al Banco del Maleficio nelle cause penali di un certo rilievo, viene pagato dal comune stesso. Su questa figura istituzionale ci sarebbe molto da dire, tra loro ve ne furono alcuni che non erano quasi mai presenti in città, altri che visto l'andazzo cittadino ne approfittarono facendosi donare ori e preziosi, ma vi furono anche quelli che combatterono valorosamente sul campo con le armi per la difesa della città,e quelli che si opposero fermamente ad una giustizia discutibile a buon pro dei pochi e ricchi, ma i nobili tergestini dovevano avere davvero buone <maniglie> alla Corte, tanto che spesso costoro venivano sostituiti anzitempo. Tutti i capitani appartenevano alle piu' importanti famiglie dell'impero, sempre nobili, venivano accolti in citta' con grandi festeggiamenti, i giudici rettori gli consegnavano le chiavi della citta' , seguiva una funzione religiosa o nella chiesa di san Pietro in piazza o nella cattedrale, il popolo partecipava in massa

 

CAPITOLO

 

la corporazione dei canonici ed ecclesiastici (NB : và ricordato, che spesso erano dei nobili cittadini, almeno uno in famiglia era usanza intraprendesse gli studi, ma poco spirituali e molto di vantaggio) nella foto un canonico - i canonici triestini, saranno spesso in conflitto con Roma e il suo Papa, si eleggeranno, come da consuetudine, da soli il proprio vescovo, che puntualmente verra' sostituito da Roma, con il trasferimento del potere di nomina al duca d'Austria le diatribe si calmano, ma solo un po'. Il Capitolo aveva possedimenti in tutto il territorio, compresa l'Istria, beni poi occupati da Venezia. La causa degli scontri va' forse ricercata, oltre al fatto che molti dei suoi componenti erano nobili triestini con molti interessi da salvaguardare, anche al fatto che la chiesa di Trieste si era sempre considerata autonoma, accetto' forse malvolentieri la sua accorpazione alla chiesa di Aquileia, con cui accomunava il rituale bizantino e non romano, va' ricordato inoltre che fu' gia' scismatica al tempo dei <tre capitoli>.

 

CASTELLANO e ALFIERE

cariche pagate direttamente dall'imperatore

 

ESTIMATORE

notai salariati dal comune che stimavano dei beni posti a sequestro e poi messi all'incanto, per debiti o a causa di diatribe ereditarie - erano 2

1318 - Statuti di Trieste - p. 15 - rubr . Lx (vd. immagine sotto)

1350 - Statuti di Trieste 1350 - p. 35v - rubr. xx - elezione 

 

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FONTICARO

 

era l'amministratore dei beni del fondo (frumenti, farine ecc...) in carica per 4 mesi, alla fine presentava rendiconto e pagava gli eventuali debiti, in caso di mancato pagamento, veniva escluso dalle cariche per 10 anni e al pagamento del dovuto oltre alla mora

1318 - Statuti di Trieste - p. 15 - rubr. xviiij

1350 - Statuti di Trieste - p.30v - rubr. xiiij - elezione 

 

GASTALDO

antica carica già longobarda, citata in doc.i vescovili del 1139, era il rappresentante del vescovo al tempo in cui era Signore della città, lo rappresenta anche ad atti di pace, sinodi ecc ..., nell'atto di cessione di poteri del vescovo Brisa al comune, del 1295, e' compresa la nomina della carica del Gastaldo (forse gia' da tempo eletto su scelta del popolo), nella prima meta' del 1300 non compare piu', ma la voce rimarrà ancora per i paesi del territorio di propietà vescovile, ma verrà poi soppiantata dal nome di Suppano (si intendono per paesi, anche quelli oggi divenuti rioni cittadini : Servola, Rojano, Longera, Chiadino, ecc...)

rubrica CXXIII - Statuti di Trieste 1318 - p. 102

 gastaldo trieste
1322 addizione - gastaldio domini episcopi

 

GIUDICI RETTORI

erano 3 (sempre patrizi cittadini), venivano eletti ogni 4 mesi dal Consiglio Maggiore, col sistema delle "balote", governavano la città, gestivano gli affari politici ed economici della città, le cause fiscali e quelle pie, tutelavano l'osservanza delle leggi degli Statuti, dovevano avere più di 30 anni, non dovevano essere della stessa famiglia (ma parenti sì), avranno il titolo di collonnelli della milizia e delle cernidi della città e del territorio, erano in pratica i veri detentori del potere, ma solo per breve tempo a meno che, non venissero riconfermati

Statuti di Trieste 1318 - addizione p. 34v - i giudici rettori devono venire in palazzo al suono delle campane

1350 - Statuti di Trieste - p. 20-21v - rubr. v - vj - vij - elezione e loro ufficio

1350 - Statuti di Trieste - p. 74v - rubr. xLiiij

 

GIUDICE DEL MALEFICIO

era un notaio, non era mai cittadino, presiedeva i processi criminali e decideva la pena ai colpevoli in pubblico Arengo basandosi sulle leggi dello Statuto della città', gli erano aggiunti il protettore che salvaguardava l'ordine e il notaio dei malefici, che era addetto alla registrazione dei vari atti e sentenze.

nov. 1550 - il giorno dopo giunto in città, deve giurare al Capitano o Logotenente, e ai Giudici (Rettori) di obbedire al Capitano e di esser cattolico, di seguire cerimonie e ordinazioni usuali, di non fare favoritismi, di conoscere  e giudicare secondo le leggi degli Statuti e dove manchino secondo leggi comuni
- ogni volta che qualcuno ne abbia bisogno, si rechi in tribunale ovvero al Banco del Maleficio per il tempo che serve, sotto pena di lire 25 di piccoli
- non faccia scritture nelle liti o nelle cause che vertiscano qualsiasi giudice secolare della città, sotto pena di lire 50 di piccoli
- non sia compadre di nessuno sotto pena di lire 10 ed egualmente l'eventuale suo compadre
- di tutte le cose sopra dette, possa esser accusato in Sindacato, e l'accusatore guadagni la terza parte della pena
- che nessun cittadino Veneziano, o cittadino o abitatore di Trieste, o che avesse moglie cittadina o abitatrice di Trieste, possa avere questo incarico, ma sia nativo di quei luoghi del Vicario
- abbia dal Pubblico il salario di ducati 70 e la casa di abitazione senza pagamento, che il salario possa essere aumentato su decisione del Consiglio, ma non diminuito
- ogni anno il maggior Consiglio può eleggerlo
- qualora il suo ufficio sia apprezzato, il maggior Consiglio può rinnovargli la carica, ma non più di 3 anni

malefici trieste

GOVERNATORE

carica aggiunta nel tardo 1700, rileva dal Capitano, tutte le incombenze civili, alcuni saranno triestini, altri lo diventano poi. La carica perdura anche durante l'occupazione francese della citta', sara' in auge durante l'epoca del Territorio libero di Trieste (1946-54), oggi non piu' cittadina, appartiene al rappresentante della regione intera.

 

MAESTRO di scuola

anche detto Rettore, la gran parte veniva scelta dalla zona di Ferrara, probabilmente laureati all'università di Bologna, nel 1200/300 insegnava già nella scuola in Cavana (vd. pag. Agenda > scuole). Era pagato dal comune che gli procurava anche l'abitazione.

 

MESETO

sensale autorizzato dal comune, accompagnava i commercianti nella città, erano 6, dovevano conoscere il tedesco e avere almeno 40 anni - nel '700 sara quasi monopolio degli ebrei

Statuti di Trieste 1318 - rubrica CXIII 

1342 - addizione - Statuti di Trieste 1318 - p. 173 - n° 80

1350 - Statuti di Trieste - p. 46v - rubr. xxviij - elezione e loro ufficio

meseto  trieste

1/1/1329 - addizione (età del meseto)

 

MILITE

del Podestà (poi del Capitano) - il braccio armato della carica più alta, spesso era un nobile, quasi sempre forestiero, poteva anche essere un socio dello stesso Podestà, tutelava l'ordine pubblico e la guardia delle prigioni

1350 - Statuti di Trieste 1350 - p. 62 - rubr. xxxviij

giuramento statuti trieste

23 sett. 1395 - il milite Petro di Bologna compie atto di giuramento davanti le alte cariche comunali

 


approfondimenti i triestini non conobbero mai la leva obbligatoria per secoli, avevano l'obbligo di accorrere in armi in piazza se la campana avesse suonato l'allarme, dovevano a turno fare i turni di guardia alle mura e alle torri, ma di multe comminate per l'assenteismo, non mancano, si allenavano al tiro con arco e balestra in appositi siti, per tutto il periodo di dedizione alla Casa d'Austria, sino al 1858, sono sempre stati esonerati dal servizio militare, anche se pero' furono spesso volontari in vari scenari di guerra, unici momenti in cui vi fu' una leva forzosa si ebbero o durante le occupazioni veneziane o al periodo di occupazione francese e naturalmente con l'occupazione italiana.
Nonostante tutto, furono molti i concittadini che divennero capitani di ventura, altri ebbero onori sui campi di battaglia di tutta Europa, molti diedero la vita per fermare le soldatesche agli ordini di Venezia e nelle furenti battaglie contro i turchi.
In verità, le guardie della milizia, erano per la stragrande maggioranza, abitanti del circondario, provenivano dai paesi del Carso, erano slavi, e fecero spesso da primo argine agli attacchi istro-veneti alla città, al comando c'erano sempre dei nobili triestini, furono impiegati anche dall'impero su vari fronti all'occorrenza, sia in Carniola, in Croazia, a Gradisca, a Palmanova, a Pordenone, e si distinsero alla difesa di Vienna dall'assedio turco.

 

MUDARO

colui che gestiva la dogana di una porta cittadina prima (la dogana fù privilegio del vescovo che la dava in appalto periodicamente al maggior offerente), a metà del 1400 subentra la figura del " mudaro imperiale " che incassa le dogane per conto dell'imperatore a cui spettavano, è quasi sempre un nobile tedesco, ma ci saranno anche alcuni triestini delle nobili famiglie.

 

NOTAIO

 

 

carica ambigua, potevano ottenerla dal vescovo, ma anche da un altro notaio, praticamente tutti i membri dello stesso Consiglio, erano notai, allora non c'era il conflitto di interessi, autenticavano contratti, e atti privati, ma anche atti pubblici, erano infatti presenti alle assemblee del Comune, agli Arrenghi ecc .. ( vd. pg. - tabellionati)

 

NOTAIO estimatore

vd. voce : estimatore

 

NOTAIO del maleficio

aveva il compito di trascrivere gli atti processuali criminali e vidimare con il suo simbolo e firma in fondo ai documenti

 

ORATORI

venivano scelti man mano che servivano, andavano alle Corti di tutta Europa, spesso usati nei casi di guerra, alcuni vennero molto considerati alla Corte imperiale, tanto che ricevettero incarichi importanti, e riconoscimenti molto generosi. Certamente il più famoso tra tutti fù il Pietro de Bonomo, che divenne intimo dell'imperatore, poi rifiutò la carica di vescovo di Vienna e assunse quella di vescovo della sua città, Trieste.

 

PODESTA'

antica carica, mai cittadino, veniva scelto dal Consiglio al di fuori della città, durava 6 mesi, paragonabile al moderno sindaco, spesso giungeva in citta' con la famiglia al seguito, durante le varie occupazioni veneziane, la carica era decisa dal Doge che poteva variare il tempo a suo piacimento. La carica con questo nome tornerà in auge attorno al 1800.
Nell'entrare in carica, il podestà giurava di attenersi alle leggi degli Statuti cittadini, di mantenere l'onore, i diritti, promuovere l'interesse pubblico della citta', mentre a lui giurava il Consiglio, ma non come principe o suo rappresentante, ma solamente si obbligavano a seguirlo se chiamati, di dargli sincero consiglio e di obbedire ai suoi precetti, il Podesta' era anche il primo a votare in Consiglio.

1318 - Statuti di Trieste - p. 2v - rubr. ij - salario 

1349 - addizione - Statuti di Trieste 1318 - p.177 - n° 114 - sul suo salario 

1350 - Statuti di Trieste 1350 - p. 12v - elezione e regole del Podestà

 

pagina dedicata alla figura del Podestà    pulsante

 

socio del PODESTA'

era concesso che avesse al suo seguito una persona a lui gradita, spesso un amico o un familiare o anche un vero e propio socio in affari, spesso occupa la carica di milite

 

PRECONE

era l'odierno messo comunale, anche in questo caso è quasi sempre forestiero, anzi ce n'erano diversi (fino a più di 6), tra i suoi compiti gridava i beni all'asta, sulle scale del palazzo comunale, faceva i proclami, raccoglieva i pegni dalla cittadinanza, ecc.

genn. 1319 addizione - Statuti di Trieste - p. 40v = dovevano portare il simbolo della lancia di s. Sergio (alabardas) sulla veste, sia davanti che dietro (vd. immagini sin. e sotto)

genn 1320 - addizione - p. 41 - il precone deve custodire le lampade nella sala del palazzo

genn. 1323 - addizione - p. 40v - dovevano potare il berretto, e un bastone di ferro

1349 - addizione - Statuti di Trieste 1318 - p. 178v - n° 126 - salario dei preconi

1350 - Statuti di Trieste - p. 68 - rubr. xLij - ancora sul vestiario

 

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PREFETTO

nelle carte comunali del 1499 appare questa carica per la prima volta, era concessa al milanese Erasmo Brasca, nel 1501 si ritrova anche quella di vice-prefetto, l'anno seguente le due cariche scompaiono

 

PROCURATORE GENERALE

tesoriere del comune, in carica per 4 mesi, riscuote le entrate pubbliche (dazi e affitti dalla città e dai villici), paga i salari e le spese del comune, alla fine del suo mandato presenta rendiconto al Capitano e ai Giudici rettori, deve pagare gli eventuali debiti o viene privato delle cariche per 5 anni e al pagamento del dovuto con la mora - a lui sottostava il Camerario

1350 - Statuti di Trieste 1350 - p. 27 - 27v - rubr. xij - xiij - sua elezione 

 

 

PROCURATORE del comune

nominati dal Consiglio ma del quale non dovevano per forza farne parte, di qualunque ceto sociale, erano dei messi del comune che venivano mandati ovunque il comune avesse interessi, spesso usati come postini, ma stipulavano anche affari economici per la città erano anche detti <nunzi>

 

PROVVEDITORI

 

sono 2 e vengono eletti dal Maggior Consiglio, durano 4 mesi, si interessano delle strade pubbliche, le mercanzie, le botteghe, le taverne. il rifornimento delle carni

 

 

SALTARI

erano le guardie del circondario,dovevano sorvegliare la zona di loro competenza, prati, campi, vigne , frutteti e boschi, salariati dal comune denunciavano al banco del maleficio le malefatte e chi le commetteva, il Giudice chiamava al suo cospetto i sospettati e lì avveniva il processo a cui seguiva le pena o l'assoluzione - ogni Salteria sembra avesse una casetta a disposizione dei guardiani - sono numerosi i processi in cui sono gli stessi propietari dei terreni che denunciano i Saltari sia per danni che per inefficienze - erano praticamente sempre abitatori del territorio
- vd. anche pagina toponomastica-salterie

1318 - Statuti di Trieste - p. 44 - rubr.Lxxxvij

10/1/1327 - Statuti di Trieste - p. 44b - quelli di Moncolano : devono accudire da s. Maria de Grignano verso la città, devono stare in Pradello e devono custodire il rivo della Romania ad via Nova - quelli di Melars : devono custodire Cadinsij sotto il Farneto e il rivo Soriasti (?) ... s. Maria Maddalena - da Farneto a mulin de Pribeçi - quelli di Castiglono : devono custodire sopra il pontar s.te Sabbate e il rivo Feleteri

1328 - addizione - p. 18v - devono avere 25 anni

1329 - addizione - p. 60v - quelli di Castigloni devono custodire il rivo Gasi in valle Mucho

1340 - addizione - p. 169 - elezione dei Saltari

1342 - addizione - p. 172 - n° 74 - accuse dei Saltari

1349 - addizione - Statuti di Trieste 1318 - p. 177v - n° 122 e 123 - elezione dei Saltari

1350 - Statuti di Trieste - p. 49 - 52 - rubr. xxxj - elezione e regole del Podestà

1550 - Statuti di Trieste -p. 23 - Saltari : Grondelera = da rivo Grignani ad Sistianum - Moncholani = dal predetto rivo a Via Nova, fino al ponte di pietra presso porta Riborgo - Cologne = da via Nova a via s. Pelagy - Melars = da via s. Pelagy verso villa Rizmagna e la via a Ristortum e Mombeu usque a s. M. Magdalena - Castioni = dalla detta via a Rivo del Gias e la via verso Plaudes - S. Viti= da Disele per strada a mare, muri della città e porta Riborgo per magna strada verso Prati Episc. e Zaule

 statuti trieste

 

triestestoria

 

SUPPANO

dallo slavo "Župan", era il capo villaggio, ovvero il sindaco, e rispondeva alle cariche della citta', ma non mi risulta ricevesse uno stipendio, la denominazione continuera' sino a tutto il 1800, a precisazione, oltre i villaggi del territorio, anche gran parte di quelli che oggi sono considerati rioni, ebbero a capo un Zupan (Servola, Rozzol, s. Giovanni, Scorcola ecc ...). Ho trovato anche la voce slava di : starisina (forma antica slava che indicava il vecchio del villaggio ovvero il capo) 

14/1/1770 -  elenco delle localita' del territorio che hanno a capo un Suppano : s.ta Croce, Contovello, Prosecco, Trebich, Opchiena, Padrich, Gropada, Longera, Basuiza, Servola, Barcola, Gretta, Rojan, Scorcola, Kolognia, Rozol, Guardiella, s. M. Maddalena, Zugnian, Chiarbola [10D5-editti]

 

VICARIO

sarà il rappresentante del Podestà prima, e del Capitano poi in atti pubblici, assumerà anche la carica di Luogotenente, doveva essere forestiero e dottore in legge – in taluni casi, se assente, il giudice del maleficio poteva assumere momentaneamente la carica - da non confondere col Vicario del vescovo, altra autorità (ecclesiatica)

1350 - Statuti di Trieste - p. 14-15-16 - rubriche ij e iij - regole del Vicario

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VICEDOMINI

 

notaio cittadino che ricopiava atti notarili pubblici e privati su un libro che poi veniva depositato nell’edificio della Vicedomineria, al fine di dare autenticita' ai documenti, nessuna legge l'imponeva, ma i triestini che si conoscevano bene, non mancavano di farlo, erano 2 ed erano in carica per un anno

- la carica nasce nel 1322

- ancora oggi sono disponibili piu' di 100 libri in cui sono trascritti gli atti dal 1322 al 1800

1350 - Statuti di Trieste - p. 38 - rubr. xxj - xxij - loro elezione 

 

VICEDOMINO imperiale

dopo la rivoluzione cittadina del 1470 (vd. Annales), l'imperatore impone sua persona di fiducia, incaricata nella riscossione dei tributi a lui dovuti, è anche l'ufficiale pagatore, sara' quasi sempre un tedesco

 

altre

esistono poi le cariche diremmo secondarie : i Cancellieri detti <sub Logia>, gli avvocati del comune, gli ambasciatori, i Procuratori, gli ufficiali delle misure, i portonai, i Sindaci, i giustizieri, i cavalieri , i guardiani notturni, le guardie dei giardini, i guardiani notturni delle contrade interne, ecc...... tutti pagati dal comune

vi furono anche altre cariche che poi cessarono come i Capitani del castello di Moccò, del castello di Moncolano, e di Castelnovo che furono tutti beni del comune di Trieste, e il Podestà del Carso

oltre alle varie cariche, tra i dipendenti, salariati dal comune, c'erano : il medico (nel '700 saranno 2 e appare anche il chirurgo), il tamburinaio, il campanaro della cattedrale, il maestro delle ore (orologiaio), lo spadaro o maestro corazzario, i portonari (quelli che aprivano e chiudevano le porte cittadine), etc...

 

MAGGIOR CONSIGLIO

era costituito dai patrizi cittadini , dal 1297 le famiglie presenti si arrogano il diritto di ereditarietà della carica, cosa che andrà in disuso man mano che mancheranno consiglieri, tanto che saranno molti i plebei che vi entreranno, la carica era a vita, ma dopo la <Dedizione> troviamo nei documenti, che alcuni venivano cassati dal Capitano della citta', solitamente per serie motivazioni. Aveva il compito di eleggere la magistratura, vigilava sull'amministrazione, sulla difesa cittadina, l'armamento, sull'edilizia, l'annona, rappresentanze, oratori, procuratori ecc ... votavano col sistema delle <balote>, le deliberazioni venivano annotate su un libro. Il loro numero, varierà nel tempo (da 160 a max 224), erano compresi i giudici rettori e tutte le cariche cittadine, che anche se non erano membri del Consiglio, vi entravano per diritto per il tempo della loro carica.
Dopo la sommossa cittadina del 1470, il Consiglio viene sospeso, solo 12 membri ma senza autonomia, lo presiedono. Nel 1478 viene riattivato.
Nel 1564 l'arciduca d'Austria Carlo, riduce il numero dei Consiglieri a 80 membri , ma nel novembre del 1565, su forte pressione dei triestini, i membri vengono aumentati a 120
Nel 1613 Ferdinando lo riporta a 180 Le persone che venivano iscritte al Consiglio, diventavano automaticamente patrizi (nobili) tergestini, non cosi' la loro famiglia, nel tempo molti plebei verranno assorbiti sia per mancanza del numero legale a causa delle morti dei vari membri, sia per le piu' varie motivazioni, alcuni furono anche suggeriti (?imposti) da Vienna. Naturalmente, quando parliamo di patriziato, s'intende una forma locale, che non ebbe sempre l'intendazione imperiale o arciducale, ma ... in epoca vescovile, e' possibile (quasi certo) che il prelato, principe e Signore della citta', elevasse alcuni cittadini a piu' alto rango, ma la scarsita' di documenti giunti sino a noi, non ci danno elenchi consultabili, ma quasi certamente coloro che furono capitani e ufficiali dell'esercito vescovile tergestino, probabilmente si.

1350 - Statuti di Trieste - p. 55v -57v - 59 - 60 - rubr. xxxiiij - xxxv - xxxvj - xxxvij

 

MINOR CONSIGLIO

(detto anche Pregadi o dei 40 o Quarantìa)

composto da 40 membri, anche qui, in gran parte delle famiglie nobili, aveva minore importanza e dava solo un voto consultivo alle decisioni di quello Maggiore, eleggeva solamente gli ambasciatori che si mandavano alla ricerca dei Vicari, dei giudici del maleficio, dei rettori di scuola e dei medici per la citta', il Consiglio perdera' sempre piu' importanza e verra raramente congregato, sara' ancora attivo nel 1800
NB : gli antichi seggi su cui sedevano i consiglieri, sono ancora visibili all'interno della chiesa detta del <rosario> in piazza vecchia ai due lati dell'altare maggiore

 

BAILIA

il 31 gennaio 1411 viene istutito a Trieste il Collegio della Bailia, ovvero 6 sapienti (sempre i soliti patrizi) con poteri uguali a quelli dello stesso Maggior Consiglio, doveva durare solo 4 mesi e servire solamente per i casi gravi come guerre, assedi, ma invece continuo' nel tempo e si fece sempre piu' potente e pericolosa, tanto da decidere di vita e di morte. Il Collegio, come un inquisizione, annotava su un libro, le condanne che emetteva a destra e a manca,ma i cittadini stanchi dell'oppressione che questa istituzione esercitava, protestarono energicamente e finalmente 16 dicembre del 1426 il Consiglio decideva l'abolizione, la distruzione del Libro, e la pena di morte a chi proponesse il suo restauro.

maggiori notizie su : storia del Consiglio dei patrizi di Trieste - P. Kandler

 

consiglio di contrada

erano i rappresentanti di un rione cittadino che deliberavano sui lavori da compiere nella loro zona, scarne le notizie in merito, immagino che le assemblee dovevano assomigliare alle nostre di condominio. I capi dei rioni erano anche facenti parte del Consiglio cittadino, erano all'incirca dei <tribuni del popolo>, praticamente i rappresentanti di cittadini.


in alcuni particolari casi, rari in verita', veniva eletto un Consiglio dei Sapienti,che si occupava di risoluzioni di improvvisi accadimenti, sul come affrontarli, solo a scopo consultivo,anche in caso di guerra, un caso noto, fu' lo scontro tra comune e vescovo che tentava di riprendersi gli antichi privilegi sulla citta', costretto alla fuga dal popolo, il comune ne elesse 10 che dovevano decidere su introiti della chiesa e altro.


il 18/7/1676 i triestini chiedono all'imperatore che nella mancanza della figura del Vicario, si possa eleggere un consiglio. Leopoldo definisce la loro elezione : devono essere 6, con almeno 30 anni e buoni studi, sia chiamato <superiore> ovvero sopra ai <40>, in carica 3 anni a 100 ducati, vengano chiamati <assessori> e discutano le cause civili e criminali in castello, gli scritti si conservino nella Cancelleria, le multe vengano cosi' divise : 1/2 all'erario pubblico, 1/2 alle riparazioni della fortezza - si riuniscano il martedi' e il giovedi' - non mi risulta che ci sia stato un seguito, tutto rimase forse solo un idea


stranamente, non riscontro mai a Trieste, le corporazioni dei mestieranti, molto diffuse nel resto d'Italia, gli stessi Statuti parlano di ... coloro che professano un mestiere, ma non si cita mai un associazione, nonostante fossero in molti e in taluni casi anche economicamente solidi.

 

 

commissari regi

non sono cariche comunali, ma imperiali, vanno citati comunque per la loro importanza, la loro autorita' era superiore a qualsiasi altra carica del comune, erano i rappresentanti dello stesso imperatore, spessissimo presenti a Trieste, portavano ordinanze, nuove leggi, missive, nei casi di turbolenze erano i giudici riappacificatori, precedevano le visite imperiali alla citta', ma in alcuni casi assumevano anche il potere che spettava al Capitano, sempre pero', seguendo le leggi dello Statuto cittadino. Naturalmente la citta' li copriva di doni, per assicurarsi la loro benevolenza presso la Corte, e quasi sempre la cosa funziono'.

 

 albo oro trieste

un foglio dell'Albo dei Magistrati di Trieste 1439-1440 (2E 2/3)
asin. il loro nome, a ds. la loro carica

 

 

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