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IL DIALETTO TRIESTINO
MODERNO

parlata in uso dal XIX° secolo

 

permettemi una precisazione : Trieste si trova nella oggi VENEZIA GIULIA e NON nel FRIULI come qualche fenomeno giornalista, carente di geografia continua imperterrito a ripetere, oltre alla Storia anche le lingue usate dalle due zone sono totalmente differenti, come a dire ad un emiliano di essere romagnolo o ad un molisano di essere abbruzzese, la cultura non da tutti ! sopratutto per certi giornalisti della TV !

 

il tergestino, e' la lingua antica di Trieste, oggi quasi totalmente scomparsa soppiantata da venetismi e italianismi importati, e trasformata attorno al XVIII-XIX secolo nel triestino attuale

per quello che riguarda invece, l'antico dialetto tergestino, la sua storia, i vocaboli,alcuni ancora in uso, e la loro origine, approfondimenti, documenti dialettali medievali, la fandonia del ladino di Trieste, gli studi, visitate la pagina antico dialetto tergestino

 

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NB : la forma

ti fazi ... ti vol .... ti son ecc .... (ti = tu) sono tipiche del dialetto istriano, NON in uso dai triestini (te fà, te vol, te son), altre forme come ...vu save' .... vu andare' ...ecc (vu = voi) NON sono presenti nel dialetto triestino, ma in quello istro-veneto (verificare su documentazioni originali, wikipedia sforna stupidaggini a profusione)

facciamo (fare, 1.a persona pl.) in istriano = fazemo - in triestino = femo

i triestini, pronunciano la "L" ! (che bello : in triestino = che bel - in veneto = che beo)


il tergestino aveva una predilezione per troncare i vocaboli, li accorciava, quasi avesse sempre urgenza, mentre i veneti solitamente troncavano le vocali finali (vd loro cognomi), i tergestini arrivavano a tagliare anche mezza parola, altra usanza che si protrasse nel tempo sino a pochi anni fa', era quella di dare un soprannome alle persone, spesso legato a qualche fattore fisico (schila (magro),sgionfo (grasso),cisbo (orbo), brutafaccia,....) o semplici traduzioni nelle forme slave, Giorgio diventava Jure, Claudio in Cajo, Luciano in Ciano o Ucio, oppure legato al tipo di lavoro che uno faceva, agli attrezzi che usava (Gino caziola), o semplicemente da qualche fatto di vita quotidiana in cui si era venuto a trovare (Tojo beco, Marieto fiaba, Ucio napa, Gianni panzon)

Negli anni '70 era in voga tra i ragazzi il vezzo di parlarsi rovesciando le parole, cosi' da diventare incomprensibile ai piu' il dialogo, naturalmente parliamo di dialetto, a quel tempo mia bisnonna mi disse che non fosse una novita', ma che ai primi del '900 la cosa era gia' stata in uso dai facchini del porto, mi sembra che ogni tanto ritorni di moda.


vocaboli dialettali di uso comune

dai triestini s'intende

 

NB : la "ş" indica il suono della "x" (esse dentale)

per meglio aiutarvi nella comprensione della pronuncia delle : x - ş - sc' -  e di alcune Z - qualche esempio audio qui sotto, premete il bottone

                    

 

anche la lettera Z viene pronunciata in due diversi modi (come nell'italiano, per chi sa parlarlo), particolare di non poco conto, infatti l'esempio sotto è indicativo di come lo stesso vocabolo, ma pronunciato in maniera diversa, indica due cose diverse : ZIMA = cima di una corda o come agg. (esser una zima) essere bravo - (meter in zima) mettere sopra - ȤIMA = freddo (ogi xè zima-oggi fà freddo), in questo secondo caso il vocabolo è preso in prestito dallo slavo e diventato di uso comune

    

 

purtroppo nella lingua italiana scritta, si è quasi completamente persa l'abitudine, tranne che per alcuni accenti e gli apostrofi, di trascrivere i segni diacritici, (vd. i vecchi vocabolari Zanichelli dell'inizio '900), tanto che, nonostante tutte le altre lingue ne abbiano in abbondanza, l'italiano medio, quando legge parole straniere che non conosce, le interpreta a suo modo, all'italiana, originando degli orrori madornali, egualmente poi, quando inglesizza tutto, da accaponare la pelle ! i giornalisti televisivi, che basterebbe si informassero, blaterano nomi e vocaboli osceni, e non se ne vergognano, il pressapochismo impera.

 

el mato = comunemente per indicare una terza persona, non offensivo
la baba = la donna, non offensivo
el mona = sempre offensivo*
la mona = organo genitale femminile
far el mona = vari significati, solitamente rivolto a chi tradisce una promessa
monade = sciocchezze
el binbin = organo genitale maschile
cior pel cul = prendere in giro
bojr = bollire
becar = prendere, anche sottrarre
bicier = bicchiere
bişi = piselli
cagoia = chiocciola - persona lenta
cavei = capelli
cavelada =capelli lunghi
cheba = 2 significati : voliera per uccelli o tono scherzoso ad indicare mezzo di locomozione malandato
ciol - ciapa = (c dolce) prendi
cistar = rubare
la clapa = gruppo di persone
cocal = 2 significati : gabbiano o usato come offesa per indicare stupidità
coltrina = tenda (da finestra)
copar = uccidere
coverȥer = coprire
cuciar = cucchiaio
dişbunir = sturare
distudar = spegnere
dişmisiar = svegliarsi
faşoi = fagioli
fioi e fiole = figli - bambini e bambine
flaida = traversa (abito)
fracar = premere
fracagnar = accrescitivo di premere
far lipe = marinare la scuola
ingrumar = raccogliere
mastruzar = schiacciare, pigiare, comprimere
misiar = mescolare
muşina = salvadanaio
netar = pulire
ociai = occhiali
papin = schiaffo
persemolo = prezzemolo
piadina = insalatiera
piria = imbuto
pisar = orinare
prà = prato
rampigarse = arrampicarsi
rukar = cozzare, anche spingere
strucar = premere
şlavazon = pioggia torrenziale
muso roto = sfacciato/a
tolarse = cadere
distirarse = stendersi
cavar = levare
grizoli = solletico
sabojdo = stracotto
spacado = spezzato, rotto
sofigado = soffocato
sofigo = caldo afoso
susta = molla**
tepa = teppaglia
trombini = stivali di gomma per la pioggia

impizar = accendere
intrigar = impacciare
rucar = cozzare o spingere
saiba = rondella in metallo
sariexe = ciliege
şbagazar = vendere
şbişigar = rovistare
şbecolar = spiluccare del cibo
şbrisar = scivolare
şburtar = spingere
şbuşar = bucare
scandal = confusione
scarsela = tasca
scartaza = spazzola
sc'iafa = schiaffo (vd. anche : papin)
i scuri = le persiane esterne della finestra
scoio = pietra, sasso
şgaio = furbetto (ma in senso buono)
şlambriciado = dilatato, slabbrato, in uso per i capi di vestiario
şmacar = sbattere con forza
şmoio = in ammollo
şmontar = scendere
şmonȥer = 2 significati : mungitura o dilapidare i beni di altri
spighette = lacci per scarpe
sponȥer = pungere
stagnaco = secchio
strangolin = attrezzo di ferro simile ad un lungo scalpello
piovi strangolini = figurato ; piove a catinelle
strasa = cencio
strenzer = stringere
tramacar = spostare
trenc = (la c dolce) impermeabile
verzer = aprire
zumbar = assorbire (poco usato)
piron = forchetta (antico)
pignata = pentola
caziul = mestolo per liquidi in metallo
fersora = padella con un manico lungo
tecia = pentola
cichera = tazza
ciapin = molletta
taquin = portafoglio
cucherle = spiocino della porta
canişela = stradina
ciavite = arrangiati
musati = zanzare
mustaci = baffi (poco usato)
putei e putele = bambini e bambine
sc'iopete = tipo di pane
telar = scappare
tociar = intingere
ȥò = giù
zigar = gridare
ȥogar = giocare
ȥogatolo = giocattolo
zucar = tirare
scondon = di nascosto
reşentar = sciacquare
verto = aperto

* - in realtà non è sempre offensivo, dipende dal contesto (es. non offensivo : no stà far el mona), era in uso dai triestini, usare l'epiteto "mona" anche nella forma .... va' in mona ... che non era inteso come offesa (se non veniva pero' seguito da ... de tu mare (madre)), e a cui spesso il destinatario rispondeva ... che dio te scolti (ascolti)

** in uso anche ... el xe' una susta ad indicare una persona sempre in movimento

dialetto trieste
   witz = e' forse uno tra lemmi piu' conosciuti del dialetto triestino, in verita' e una parola tedesca che ha lo stesso significato, indica un motto, una spiritosaggine, una battura ridicola, nei tempi andati, i triestini li usavano spesso nelle frasi, la battuta era quasi obbligatoria, alcuni di questi witz poi prendevano piede e si diffondevano nel parlato comune, in taluni casi arrivarono a soppiantare la parola dialettale

tutta la ricchezza del dialetto triestino, si esprime ai vertici per quello che concerne le offese, ci vorrebbe un dizionario solo per quelle, la gran parte poi, sono le stesse usate nel medioevo, chissa' che un giorno non vi faccia l'elenco

 

 

verbo essere/avere- presente indicativo
(va' notato anche il pronome personale dialettale)

io sono

mi son

io ho

mi go'

tu sei

te son

tu hai

ti te ga'

egli e'

el xe'

egli ha

lu el ga'

noi siamo

noi semo

noi abbiamo

noi gavemo

voi siete

voi se'

voi avete

voi gave'

essi sono

lori xe'

essi hanno

lori i ga'

esempio di presente indicativo del verbo prendere (cior) e far

io prendo

mi ciogo

io faccio

mi fazo

tu prendi

ti te ciol

tu fai

ti te fa

egli prende

el ciol

egli fa

lu el fa

noi prendiamo

noi ciolemo

noi facciamo

noi femo

voi prendete

voi ciole'

voi fate

voi fe'

essi prendono

lori i ciol

essi fanno

lori fa'

presente indicativo dei verbi dire e chiudere

io dico

mi digo

io chiudo

mi sero

tu dici

ti te dixi

tu chiudi

ti te seri

egli dice

lui el dixi

egli chiude

lui el sera

noi diciamo

noi dixemo

noi chiudiamo

noi seremo

voi dite

voi dixe'

voi chiudete

voi sere'

essi dicono

lori dixi

essi chiudono

lori sera

 

gli articoli nel triestino

dialetto triestedeterminativi ; el = in italiano : il e lo - i = in italiano : i e gli
indeterminativi ; un = uno-un' - una
partitivi ; del = dello,dell' - dei - dele = degli-delle

in molti casi, il cambio dell'articolo davanti al vocabolo, ne cambia anche il significato

l'intercalare preponderante tipico del dialetto, e' per certo il < cio' > es : cio' scolta, cio' 'ndemo ecc ...


altra esclamazione, tipica di sorpresa ... orca .... (diminutivo di porca ...)

po' = dopo - co' = quando - col = con il

esempi = po' andemo : dopo andiamo - col riva : quando lui arriva - mi col mus : io con l'asino

l'esclamazione ... ocio ! si traduce in ... attento !

 

no go' bale - (non ho voglia)

no go' alba - (non so' niente)

no me ciava - (non mi interessa)

no te cago - (non ti calcolo, mi sei indifferente)

cagon - (esagerato)

come xe' cocolo - (simpatico, ma puo anche essere usato come presa in giro, dipende dal tono)

femo șuf - (figurativo: facciamo un pastone, spesso rivolto a qualcuno, inteso come di poco conto)

el gà la mona per la vita -(intrattabile, nervoso)

dove te va' con quel cadin - (solitamente spregiativo rivolto ad un mezzo di locomozione)

vado in paion - (vado a dormire)

vado a stricar - (come sopra)

vado spavar - (vado a dormire-dal croato)

el me taroca - (non mi da' pace)

me taza l'anima - (c.s.)

fame aria - (lasciami in pace)

gò furia - (non ho tempo)

far onde - (sbaruffare)

gò ciapà la bala - (mi sono ubriacato)

me son incanfarà - (come sopra)

pien come un ovo - (figurato: ubriaco fradicio)

bloca i manzi - (ferma tutto)

xè un flocer - (racconta bugie)

la xè un vagon - (è grassa, rivolto ad una donna)

no te guanto - (non ti sopporto)

finido in graja - (finito nella campagna)

una zaja de gente -(pieno di gente)

un grumo de gente - (come sopra)

far 4 ciacole - (una chiacchierata)

ciacole no fà fritole - (chiacchere sono solo aria)

daghe de oca - fai veloce (gergo dei facchini del porto)

dame un bich - (ch si legge dolce - dammi un poco)

che napa - (che nasone)

me sc'ioka - (due versioni, in una si intende un incidente stradale, in altra per l'effetto di un ubriacatura o peggio)

son cisto - (sono senza soldi-dallo slavo-pulito)

xè grembano - (e' un contadino, e' inteso come grezzo, che si comporta male)

xè clonzo - (stesso che sopra)

xè sc'iopà - (e' matto, pazzo - oppure : e' esploso)

xè cofe - (come sopra, lemma piu' antico)

xè nane - (sempiotto)

el xè baul - (sempiotto- lemma non piu' in uso)

şveia bauchi = sveglia ai tonti, solitamente usato dal mastro all'apprendista quando si fà male

i xè cul e camixa = coppia di amici (scherzoso)

tumberle - (sempiotto)

insempia' - sempio (come sopra)

vado a maca - (vado gratis)

fora de lui - (matto, o uno che si perde con la mente)

xè biflon - (scherno verso uno che studia molto)

me sento fiapo - (sono giù di corda)

ciamo cafe' - (smetto, sono stanco)

me son dismissia' - (mi sono svegliato)

tirar picòn - (dare una fregatura)

tirar in comio - (come sopra)

tirar el cul indrio - (tirarsi indietro, non farne parte, non aderire)

far la pìeta - (fare l'orlo..di vestiti - i accentata)

bever un moka - (bere un caffe')

pomigar - (perdere tempo)

cio' ... camina - (ei tu ... andare, allontanati, era solitamente accompagnato dal gesto della mano)

tara ... marza - (persona dedita ad affari poco leciti)

te ga' pipiu ? - (hai paura ?)

te vanza ? - solitamente rivolto a chi ti fa' una romanzina

lo gò stradazo - ho vinto facile

far stala - (fare confusione)

far vasche - (passeggiare su e giu' per il viale XX settembre)

xe' de papuzar - (da camminare molto, dal lemma persiano papuza, ciabatta)

butar sardoni - (corteggiare una ragazza)

andar in scuro - (figurato : andare in prigione)3

el talian - (il meridionale)

el lucheto - (altra forma per indicare il meridionale) 1

el tubo - (il vigile urbano)

rebechin - (una merenda)

trombadina - (incontro sessuale)

sbianchiȥar - (2 usi, rinfrescare il colore delle pareti di casa oppure vincere una gara alla grande)

me dà l'anda = (mi sembra ...)

me spiza - (2 usi: mi prude - puo' anche indicare la voglia di sbaruffare)

me sponzi - (2 usi: mi punge,dolore - puo' indicare anche argomento che fa' male)

un onta e una sponta - (un adulazione e un rimbrotto)-non piu' in uso

me riva soto el scaio - (basso, arriva all'ascella)

fa' ȥima - (fa' freddo, dallo slavo)

bato broche - (tremare dal freddo)

le taia tabari - (si fanno gli affari degli altri)

curto de brazi - (per indicare l'avaro)2

el xe' cai'a - (marcare la i accentata,e' un avaro, oggi non piu' usato)2

te son istrian - (inteso come avaro, in uso dai triestini per accentuare un difetto di una parte di quel popolo)2

ara che dio no xe' furlan, se no paga ogi paga doman - (presa in giro ad indicare una certa parsimonia del friulano)*

spinaza - (avaro)

el tubo me ga' pitura' - (il vigile mi ha dato la multa)

tira un sluk - (bevi un sorso)

vado del brivez - (vado dal barbiere, dal vocabolo slavo)

sburtar radicio - (figurato, essere morto e dal basso spingere la verdura)

bati i copi - (e' sempre inteso come : impazzire)

el xe' trdo - (duro di comprendonio, dallo slavo)

ga' sbatola - (parla molto)

la smonta ? - (in autobus: scende ?)

andar in para - (in paranoia)

cagar fora del bucal - (esagerare)

dame la pila - (dammi i soldi)

far un toch - (C dolce - fare una nuotata)

far el toch - ( la ..scarpetta -cibo)

far longhi - (sbaruffare)

che chibla - (che pancia)

paga el puf - (paga il debito)

ndemo a tirar - (gara, solitamente tra mezzi a motore)

remenado - (due usi, uno si intende : trascinato - altro : presa in giro)

canon - (varie traduzioni a seconda dell'uso : la galera - spinello - pugno)

cine = cinema

far cine = sbaruffare

son a tochi - (sono a pezzi, stanchezza)

te son una zima - (sei intelligente)

te son macia - (sei un furbone)

te son nagana - (sei un bullo, anche opportunista)

te son buloto - (come sopra)

xe' una boba - (c.s. - presa in giro, la boba e' considerato un pesce stupido che si cattura anche da solo)

me ciapa la nagana - (mi prende la fiacca)

te son una leggera - (due modi distinti per questo termine, uno riferito a ad una persona che abbia avuto a che fare con la giustizia, la seconda ad una donna di ...facili costumi)

scolto stajerza - (ascolto musica popolare slava)

pupoloto de omo = (figurina, offensivo: uomo senza spina dorsale)

el ga' sbruma' - (quando l'ubriaco rigetta, va' di stomaco)

esser ulmo = pieno (sia di cibo che di beveraggi)

xe' mareta = mare mosso ma anche per indicare tensione, nervosismo

te tiro zo' la tazadora - (ti rompo i denti)3

te tiro un ribatin tra naso e boca = ti do' un pugno tra il naso e la bocca 3

te tiro zò - te calo = ti getto a terra (prologo di una baruffa)

la puglia - (la polizia, i primi poliziotti italiani furono pugliesi)

 

1 - chiaccherando con un vecchio sloveno di Trieste, ho scoperto che l'amico Janez aveva ragione, l'epiteto era usato ad indicare gli slavi, chiedo scusa, ma in casa mia non si usava

2 = era molto in uso dai triestini, prendere in giro gli avari, indifferentemente dalla loro provenienza, rimarcavano questo difetto che una volta mancava totalmente al triestino popolano, che quando aveva soldi, diventava "splendido" e offriva da bere e da mangiare a tutti, fino a che rimaneva senza anche lui. Proprio per questa filosofia di vita, a sua volta veniva preso in giro dagli altri, insomma viveva da cicala e non da formica, dai racconti di mia bisnonna : quando suo marito, che lavorava facchino al porto nei primi del 1900, riceveva la paga, arrivava sotto casa loro seduto in una carrozza guidata dal "cucer", tutti correvano alle finestre a vedere, lei scendeva, lui la copriva con uno scialle di lana o di seta nuovo e via in Istria a mangiare e spassarsela, quando tornavano avevano finito i soldi e tutto ricominciava come prima, erano fatti cosi' !!

3   - slang in uso delle "leggere", personaggi spesso noti alle cronache cittadine per risse, atti vandalici, pestaggi ecc, avevano sempre un gruppetto di amici al seguito (la banda) ed erano facilmente localizzati nei vari rioni cittadini e nel viale XX settembre, tra il '65 e '75 imperversarono nelle strade e nei locali pubblici, la maggior parte era politicizzata e aderiva alle frange della destra estrema, venivano difesi da eminenti avvocati del foro di dichiarata fede politica, e la gran parte delle volte la passavano liscia


esempio tipico di slang triestino giovanile in uso fino a qualche anno fa' :

svolava cocai e pagnaroi, e la baba che spetavo me gà tirà picon, alora gò becà la carega, la gò tirada su la tola e gò svodà la jota,dialetto trieste gò bumbà e me son incandì, pò monto sul trespolo,me scioko, riva el tubo e el me pitura, gò verto el taquin, iero cisto, gò fato puf, gnanca pila per un rebechin, iero in para e son 'ndà a spavar in paion, no xè crola' el plafon? meno mal son telà, cio' .... no riva la puglia? ma perche' i me taroca proprio mi?

traduzione : volavano gabbiani e passeri, la donna che stavo aspettando non si e' fatta vedere (o non e' venuta), allora ho preso la sedia e l'ho gettata sulla tavola, e ho vuotato la minestra, ho bevuto e mi sono ubriacato, poi sono salito sulla motoretta (moto-ciclomotore), ho avuto un incidente, arrivato il vigile mi contesta la multa, ho aperto il portafoglio, non avevo il becco di un quattrino, ho fatto debito, non avevo denaro nemmeno per una merenda (intesa come un panino o fac-simile), sono caduto in paranoia e sono andato a dormire sul materasso, all'improvviso e' caduto il soffitto, ma per fortuna sono scappato, ...e' arrivata la polizia ... ma perche' mi tormentano ?

come noterete, il dialetto condensa in poche parole, concetti e azioni che in italiano abbisogna di maggior ridondanza di vocaboli, lo slang poi, e' ancora piu' diretto, e rifugge da certi fraintendimenti a cui la lingua si presta maggiormente (chiedetelo ad un avvocato)

 linea

dai miei ricordi, modi di dire di mia bisnonna (san giacomina ex sessolotta) :

elenco dei vocaboli ormai andati perduti e loro significato - a causa dell'appesantirsi della pagina, ho spostato parte in altra nuova pagina    button


te ga' el cinciut - una delle leggende tipiche locali raccontate ai bambini, narrava di ... chi uno gnomo, chi un folletto maligno, che la notte mentre dormivi, arrivava e si sedeva sul petto del malcapitato, provocandogli diffcolta' respiratoria, senso di oppressione e lunghi stati di dormiveglia, per poi sparire appena ci si svegliava - la diffusione di questa credenza e' forse da ricercarsi nei tempi in cui asme bronchiali e problemi polmonari erano diffusissimi e in taluni casi portavano ancora alla morte - il vocabolo tradisce un origine <furlana> variante triestina del forse originale <cialciut>, so' per certo che anche nel goriziano questa credenza fu diffusa, ma il folletto, se ben ricordo aveva un altro nome che differiva sia dal furlan che dal triestin


dialetto triestedialetto triestedialetto trieste

alcune terminologie usate dai facchini del porto :

angar (leggesi hangar) = parola indicante il magazzino bassotriestestoria

avarea = quando il caffe' risulta bagnato e marcisce, oltre la muffa ha un odore acre e persistente (non crediate che lo buttino, lo puliscono un po' e lo mescolano a quello buono !!)

banda = lama in ferro usata per collegare due zone di carico (angar e camion) o il salto di uno scalino

bussa e strica = oggi non piu' in uso, indicava il modo particolare adottato, per lanciare ed appoggiare il sacco sulla stiva

careta = era ancora in uso negli anni '80, tipo di carriola robusta e pesante su due ruote e lunghi manici su cui venivano distesi i sacchi (fino a 8 o 10 da 60 kg.) e che un addetto trasportava o dal magazzino o dal camion nella leva (vd. voce)

cavalier = altissima gru semovente su ruote libere, per lo spostamento dei containers, ha la cabina di guida in alto. Quando si muove in retromarcia scatta un avviso sonoro molto particolare che si sente la sera dialetto triesteanche nei dintorni della citta'.(foto a ds)

ciamada = la chiamata, nelle Cooperative avveniva al mattino per destinare chi e dove andava a lavorare, la CULP ne aveva anche una nel primo pomeriggio

cinesina = tipo di imbrago per le merci a forma di rete

cinquantin = non piu' in uso, quando noi da ragazzi, venivamo assunti la mattina e licenziati la sera stessa, l'indomani in caso di chiamata, il sistema si ripeteva

civanzi = saldo di fine anno, quando i conteggi delle paghe e delle trattenute vengono equiparati, le differenze maggiori pagate in anticipo, vengono restituite al lavoratore (in uso nelle Cooperative, ma oggi spesso incamerati arbitrariamente dai soliti presidenti avidi)

cottimo = tipo di lavoro, una volta molto redditizio, basato sulla quantita' e non sulle ore, molto in uso nel carico/scarico sacchi di caffe', cio' induceva ad un lavoro veloce anche se massacrante, non tutti infatti si potevano permettere di esserne assegnati

cubia = termine usato per indicare la coppia adibita ad un lavoro, quasi sempre carichi e scarichi

farsorin = piccola e leggera careta (vd. voce) con una lama sul basso, adibita al movimento di pacchi o piccole merci

a giornada = lavoro inteso a tariffa fissa per 8 ore lavorative

la mezza = come sopra ma per mezza giornata (4 ore)

imbragada = una volta era la rete che conteneva le merci caricate o scaricate dalle navi (anche "cinesina"), oggi da fasce di tela dette appunto braghe.triestestoria

insaccar = durante il lancio del sacco (su palett o nella stiva), una parte di esso viene trattenuta, affinche' il caffe' o altro al suo interno, si sposti verso la parte voluta

leva = montacarichi dei magazzini usati per lo smistamento delle merci nei vari piani dell'hangar

libo = refurtiva, spesso dopo un rottura dell'imbragatura, di una cassa o per altri motivi, la merce contenuta fuoriesce, i piu' veloci ne approfittano per impossesarsene, perdite gia' calcolate e coperte da assicurazione

manovra = personale adibito allo spostamento di vagoni ferroviari con un tipo di jeep con un rinforzo fatto di una grossa lama di ferro anteriore

moka = slang con cui si definisce il caffe'in grano

paizer = palo di legno con cui si fermano i vagoni mossi dalla manovra (vd. sopra)

palett = a forma di gabbia, in legno resistente, usato per lo stivaggio delle merci fatto pero' con un sollevatore

paletta = attrezzo particolare e sagomato ad uso personale, grosso perno trattenuto dalla mano con derivazione nella zona dell'indice, che finisce piatta e con dei chiodi saldati sulla cima, serve a tirare i sacchi e a trattenerli nella fase di lancio per il cosiddetto insaccaggio dialetto trieste

pesador = persona adibita al peso e registrazione dei totali

piombador = personale adibito alla chiusura con un sigillo numerato il conteiner, il vagone, o il rimorchio del camion, appena riempiti (in caso di merci in esportazione)

porporella = sistema a scalini  usato per aumentare  l'altezza dei sacchi di caffe' nei magazzini

rimando = quando il cottimista non ha lavoro e viene rimandato al domani o alla prossima chiamata

subioto = cono in metallo usato per campionature (o furto) di generi sfusi dai loro sacchi (caffe', zucchero, cacao ecc ..)

virada = movimento della gru

 


Chi scrive, per anni e' stato un cottimista di caffe' sia nel porto vecchio (anni '70) che poi nel porto nuovo e sa' bene cose' la fatica, le mie spalle e la schiena me lo ricordano, oggi molti ne parlano ma senza cognizione, dovrebbero andare a vedere come e con che ritmo si lavora a cottimo, poi la stragrande maggioranza probabilmente sarebbe zittita, quella e' fatica vera .
In cubia con Ciso, porto novo-Pacorini hangar 73, 25 febb. 1991, in 8 ore, 3112 sacchi (record personale)
- sacchi da 60 kg-70 kg - 80 kg


altra particolarita' del dialetto triestino, si riscontra nel gioco delle carte, sopratutto nella briscola, gioco che fu' molto di moda sino a 30 anni fa', nel gioco di coppia, quando era concesso parlarsi, oltre ai <moti> ovvero gesti col corpo, venivano usate una serie di terminologie per indicare al socio cosa o come giocare : busso : prendere con la carta piu' alta e tornare con la piu' piccola (viene accompagnato dalla battuta sul tavolo del pugno)- strico : non prendere, faccio le mie e poi torno con te (viene accompagnato da uno scivolamento laterale della carta sul tavolo)- lissovia : non prendere - meter picia : prendere la mano con una briscola bassa di valore (solitamente accompagnato dal gesto dello sfregamento tra pollice e indice) - anche in uso : fin fin  - si gioca naturalmente con le carte dette "triestine" (vd. agenda>C)


naturalmente come da previsione, alcuni si sono lamentati, perche' secondo loro, alcune parole avevano altro significato, come gia' ampliamente spiegato, come sa' bene il triestino, lo stesso vocabolo usato in un diverso contesto, cambia anche radicalmente il suo significato, il mio triestino si rifa' ai ricordi d'infanzia di un dialogo giornaliero familiare, dove tutti i componenti erano originari del posto* , ovvero .. i parlava come i magnava ... all'epoca infatti si parlava in <lingua> solamente a scuola e ...con i maestri, mentre nella restante giornata, il dialetto era preponderante in tutte le attivita'. Attorno la meta' degli anni '60, con l'avvento di massicci insediamenti di esuli istriani, alcuni vocaboli molto in uso dalle popolazioni istro-venete, riuscirono ad insidiarsi nel lessico, ma molto poche in verita', (ricordo ancora quando sentii la prima volta da un muratore; ..el se paliza ..., solo molto tempo dopo seppi che .... palesarsi ....). Una mia amica, italo-istriana di Pirano, da 65 anni qui, spesso non mi capisce quando parlo in dialetto
* (desso che ghe penso .... a dir la verita', un mio tris-nono iera furlan de Ajello, cussi' i me ga' dito, ma non lo go' conosudo)


alcune LEGGENDE da sfatare

la voce <mulo> e <mula> con cui si usa intendere il ragazzo e la ragazza, non appaiono mai in nessun documento, qualche furbetto s'e' inventato la radice latina (vd. muliere ecc ...), e' invece mia convinzione piu' probabile, che come trovasi scritto su alcuni documenti di Venezia, sia il dispregiativo con cui venivano appellati i triestini dai veneziani e dagli istriani. Nelle sedute delle Pregadi a Venezia e dai resoconti dei Capitani che assediavano Trieste, per accentuare il fatto che i triestini erano duri da arrendersi, e loro lo sapevano bene, usavano la formula < i xe' duri come musi (asini)>.


- nel 1453 trovasi la scritta ..la schola dele mamule ... i piu' sprovveduti l'avranno tradotto come la scuola delle ragazze, peccato che e' probabile si trattasse di una scuola dialetto trieste... molto speciale, infatti il comune paga certa Aniza detta l'infrida, ordunque, altre volte nei documenti, certa Aniza e' la matrona che paga l'affitto al comune per l'usufrutto del bordello, traete voi le conclusioni !
NB : ho scoperto da poco, grazie ad una segnalazione di un amica di Pirano, che nel dialetto in uso nella sua cittadina, il lemma "mamole" viene usato ad indicare le ragazze (le nostre mule), era percio' una scuola femminile, chiedo venia, non conosco i dialetti dell'Istria, grazie a Loretta.

il detto : viva la' e po' bon

il detto che fu' molto in voga dopo il 1918 e usato come saluto, e' tratto da una canzonetta ... viva l'A e po' bon, dove quella A stava ad indicare l'Austria, ma dato che non era salutare in quei tempi, l'autore aveva escogitato questo sistema (ricordate il viva verdi ?)

termine "sc'iavo" per indicare lo slavo

devo confermare che cio' era vero, nel medioevo i veneziani usavano questo vocabolo nel loro dialetto, a Trieste si diceva "sclavo", almeno sui documenti, ma probabilmente lo usava anche qui', cio' non toglie che nel '900 il termine venisse usato, e lo e' tutt'ora da una parte di pseudo-triestini in tono dispregiativo e offensivo.
Ridicolo colui che determina l'uso del termine, dalla forma veneziana del ... sciavo vostro ... in forma di saluto, dove non sarebbero in grado di appigliarsi, rimangono solo gli specchi !
Anticamente gli slavi furono fedeli alleati degli ungheresi prima e dell'Austria poi, naturali nemici di Venezia e dei suoi alleati, i croati poi, furono spesso a difesa di Trieste dagli attacchi istro-veneti, vi ricordo che erano gia' presenti nel 6° sec. sulle coste dalmate e in Istria, ben prima dell'arrivo della giovane Venezia che strillava i suoi primi vagiti

no se pol - (non si puo' fare)

da diversi anni e' entrato nella terminologia tipica, ad indicare una serie di progetti per la citta', molto pubblicizzati dalla politica (in tempo di elezioni), ma che non sono mai stati attuati, la scusa e' sempre la solita, non ci sono i soldi, se da una parte e' vero, e' anche vero che chi li ha, per la sua citta', non li tira fuori, o perche' non la sente sua, o per pura avarizia, come vedete, ben lontan i tempi in cui i ricchi triestini (anche quelli importati) si davano molto da fare per rimanere ad imperitura memoria con le loro donazioni e di cui godiamo ancora oggi.

 

piccolo esempio di termini usati nel dialetto e loro origine, naturalmente la forma dialettale e' una storpiatura del termine originale che in taluni casi e' una forma antichissima. La gran parte di questi non sono piu' in uso in quanto soppiantati dalle forme italiane

 


dialettoitalianoorigine
a macaa sbafo,gratissanscrito
àmolosusinogallico
andronastrada senza uscita greco
anguriacocomerogreco
babadonna chiacchieronarusso/serbo
bacucovecchio rimbambitoebraico
barocespo di salataceltico
biflonstudente studiosotedesco
bordelconfusionedal caos del ghetto ebraico
bordelcasino, luogo di prostituzione 
britolacoltelloslavo
cabibomeridionale, del sudarabo (habib)
cagoiachiocciolagaelico
camòmalentogreco
carega/cadregasediagreco
chifeltipo di pane e dolcetedesco (kipfel)
cicarachicchera, tazzaspagnolo
cistarrubareslavo (verbo pulire)
clanzsentieroslavo
còfepazzotedesco
crafentipo di dolcetedesco (krapfen)
cucàrguardaretedesco
cudićdiavoloslavo
dindiotacchinofrancese
fiapogiù di tonotedesco
fiepaseme di zuccaserbo/albanese
fodrafodera vestiantico scandinavo
frambualamponefrancese/tedesco
fresćhinpuzza di pesce marciotedesco
fuch (c dolce)finito, cessato, fuori gioco 
garbogusto acidotedesco antico
ghetoconfusionedai ghetti ebraici
gilèpanciottofrancese
gornagrondaiagreco
granfocrampotedesco
lissiabucato (lavaggio)friulano
lolestupidogreco
matavilzinsalataslavo
monascemospagnolo
mussasinogreco?
naranzaaranciapersiano
osmizarivendita vino campestreslavo
patakonmacchiaspagnolo
patokruscelloslavo
pitervaso di fiorigreco
plafònsoffittofrancese
pluciapolmoneslavo
remiturconfusionefrancese
rukspinta-cozzotedesco
saferautistafrancese
savonsaponefrancese
şbregarromperetedesco
şbrisomal vestitotedesco
sibavergasloveno
sinarotaiatedesco
sinteraccalappiacanitedesco
şluksorsotedesco
şmirgrasso, catrametedesco
spagnoletosigarettaspagnolo
sparagnarrisparmiare 
sparherfornotedesco
spavardormirecroato
spritzvino e sodatedesco
stramazomaterassoarabo
şufminestrinatedesco
tananaideretanoebraico
zavatapantofolapersiano

 

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consiglio vivamente la visione della pagina :

l'antico dialetto tergestino 

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una struggente poesia in dialetto dei tempi odierni